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I giovani si battono per pace e libertà, meno per le rotonde

Nel 1983 il P.C.I. di Varese organizzò un dibattito tra un palestinese, Nemer Hammad, rappresentante del’Olp in Italia e un israeliano, un giornalista che scriveva sull’Espresso.

La Sala Veratti era stracolma. Le persone erano accalcate sul marciapiede di Via Veratti, immerse in un’atmosfera di speranza, dialogo, pace. Tornai a casa tardi. Mio figlio, di un anno, dormiva. Ero felice e provavo un pizzico di orgoglio per avere ideato e organizzato, in quanto segretario cittadino, quella serata. Ho ripensato a quell’episodio quando in Tv, una voce, apparentemente commossa, ci ha comunicato nei giorni scorsi che in Medio Oriente erano stati uccisi tantissimi bambini.  Nei giorni successivi la penosa vicenda del calcio scommesse ha avuto più rilievo nei nostri media. Agghiacciante.

Non credo che un giovane si iscriva ad un partito per contribuire a realizzare dossi e rotonde che pure, anche se non sempre, sono utili. Ma che, soprattutto se si tratta di una forza progressista, decide di impegnare una parte della propria esistenza per difendere i valori di pace, libertà, uguaglianza. Se non si comprende questo non si riuscirà mai anche a capire perché Parlamento e Partiti risultano penultimi e ultimi nella classifica del grado di fiducia dei cittadini verso le diverse Istituzioni. Sfiducia che vede nei non votanti il primo partito, con livelli di astensionismo tali da minare le basi stesse della democrazia.

I giovani di oggi, che hanno la stessa aspirazione per la libertà e la pace dei loro coetanei di 40 anni fa, vanno compresi. I leaders della sinistra europea di quel tempo si chiamavano Willy Brandt, Olaf Palme, Enrico Berlinguer. Gli attuali leaders della sinistra europea si riunirono solo ben tre mesi dopo l’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina. Proposero, maggio 2022, l’ingresso della Macedonia del Nord nell’UE. Da non crederci. La consapevolezza della complessità che i mutamenti geopolitici stanno determinando negli equilibri mondiali, nei cambiamenti climatici e nelle nuove catene del valore, non può, tuttavia, giustificare l’ipocrisia. Premesso che bisogna battersi sempre di più per la parità di genere, è sacrilego chiedersi se Ursula  von der Leyen e Christine Lagarde, ai vertici delle Istituzioni politiche e finanziarie europee, si sono rivelate all’altezza delle loro responsabilità? Per quanto mi riguarda, la risposta è netta: no. Intendiamoci. Non è che Charles Michel, Presidente del Consiglio Europeo, abbia fatto meglio.

Il corrispondente del Corriere della Sera da Tel Aviv, Davide Frattini, un figlio della nostra terra, è uno dei migliori giornalisti che ci aiutano a comprendere cosa sta succedendo in quella regione martoriata da decenni. In uno dei suoi recenti articoli ha posto un tema centrale: distruggere Hamas, e poi?

Questo è il tema sul quale l’Europa, nonostante i suoi limiti appena ricordati, potrebbe svolgere una funzione importante se sapesse fare leva sull’impegnativo invito che il Presidente americano Joe Biden ha rivolto, inascoltato, all’Israele di Netanyahu: non ripetete gli errori che noi abbiamo fatto dopo l’11 settembre 2001. La vicenda del Medio Oriente è stata ricostruita e analizzata molto bene nelle scorse settimane su La Prealpina da due Professori dell’Insubria: Antonio Orecchia e Fabio Minazzi. Mi limito ad aggiungere alcuni fatti.

E’ un fatto che Hamas, diretto da terroristi senza scrupoli  che il 7 ottobre hanno compiuto una strage che li pone al di fuori del consorzio umano, è fortemente condizionato da una grande potenza militare come l’Iran. E’ un fatto che Hamas goda di forti protezioni in Qatar. E’ un fatto che a Doha, capitale del Qatar, Lionel Messi ha sollevato al cielo la coppa del mondo che richiamò in quella terra le più forti nazionali di calcio del pianeta. L’Italia, purtroppo, era assente, perché eliminata, guarda un po', dalla Macedonia del Nord. Il Qatar è stato in questi anni uno dei più grandi investitori nella città di Milano. E’ un fatto di prima grandezza che il Presidente turco Erdogan sta con Hamas e, contemporaneamente, nella Nato. E’ un fatto inquietante che un alto dirigente di Hamas e un viceministro iraniano siano stati ricevuti al Cremlino.

Non ho nostalgia di Giulio Andreotti e Bettino Craxi, che, tuttavia, sapevano dialogare contemporaneamente con israeliani e palestinesi, ma dall’attuale Presidente del Consiglio mi aspetto che tenga conto di questi fatti e della originalità delle iniziative internazionali di quei due ex Capi di Governo italiani.

Due popoli in due stati è un obiettivo tanto ambizioso quanto realistico se si vuole perseguire la pace in Medio Oriente, anche se in questo momento è urgente affrontare la drammatica condizione delle popolazioni civili e degli ostaggi. Difendere il diritto all’esistenza di Israele e porre fine alla sofferenza del popolo palestinese, spesso tradito da dirigenti corrotti, è un obiettivo che va perseguito con tenacia e lungimiranza. Il Governo italiano, finora, è sembrato accentuare la propaganda, partecipando a contesti internazionali inconcludenti. Dal nostro Paese non possiamo attenderci miracoli,  ma il coraggio di dare un contributo più incisivo per affrontare uno dei momenti peggiori per milioni di persone è necessario. Il comprensibile senso di impotenza non deve cedere alla rassegnazione. Concretezza e realismo ci dicono, per esempio, che la questione palestinese non potrà essere RISOLTA, ma GESTITA. Consapevoli che molti Stati stanno giocando una partita sporca sulla pelle delle persone, con un’evidente sfida delle autocrazie alle democrazie,  l’Italia, senza presunzione, deve dare una mano a gestire una immane tragedia che può persino dilagare con esiti micidiali ben oltre il Medio Oriente. Vanno nella direzione giusta proposte come quella del premier socialista spagnolo, Pedro Sanchez, di prevedere entro 6 mesi una conferenza di pace sulla Palestina. Non si pretende di indicare al Governo quale iniziativa assumere. Sarebbe presunzione. Non è, tuttavia, inutile ricordargli di non sottovalutare il prestigio che gli italiani hanno acquisito, partecipando a numerose missioni di pace nel mondo. I partiti italiani possono contorcersi in posizioni bizantine senza la capacità di dire con chiarezza ciò che Papa Francesco ha ripetuto domenica all’Angelus: cessate il fuoco? Mi aspetto che lo facciano i dirigenti di un partito popolare, il Pd, con tutta la forza necessaria. Israele ha una grande occasione. Fermare i massacri a Gaza e proporre ORA la costituzione dello Stato di Palestina. Ingenuità? Velleitarismo? No, si chiama politica.

Daniele Marantelli

da La Prealpina, 1 novembre 2023palestina

 

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