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Caro Attilio, fai due chiacchiere con Macchi

Caro Attilio, lunedì scorso una mia famigliare si è rotta il femore. Non essendoci posti disponibili a Varese, è stata ricoverata al Pronto Soccorso di Tradate.

 

Eseguiti rapidamente gli accertamenti di rito, la mattina successiva è stata operata. Il giudizio sul Pronto Soccorso e sull'Ortopedia di Tradate, in questo caso, non può che essere positivo. Merito dei medici e degli infermieri che, pur fronteggiando evidenti carenze di personale, fanno ampiamente il loro dovere con professionalità e umanità,

Leggendo La Prealpina ho appreso, invece, che l'esperienza vissuta da Claudio Macchi al Pronto Soccorso di Cittiglio, alla vigilia di Ferragosto, non è stata tra le più felici. Premetto che in quell'ospedale ho conosciuto e conosco medici di valore che sono andati in pensione e che lavorano tuttora con notevoli capacità. Nondimeno sono stato colpito dalla Via Crucis che il dr. Macchi ha dovuto, suo malgrado, percorrere lo scorso 14 agosto.

Claudio Macchi non è una persona qualunque, di quelle, per intenderci, che sono alla ricerca permanente di visibilità. Men che meno si permetterebbe di dire "Lei non sa chi sono io". Ha imparato il lavoro nella mitica squadra di Ermanno Montoli al Pronto Soccorso di Varese. Un gruppo di medici e infermieri di grande livello diretti da uno straordinario "Capo". Posso affermarlo senza tema di smentite, perchè li ho conosciuti tutti, come sai.

Non si può certo dire che Macchi nutra pregiudizi verso la sanità pubblica. Ha ricoperto ruoli di grande responsabilità all'Ospedale di Circolo di Varese. Ha svolto funzioni apicali non solo nella sanità di Regione Lombardia, ma anche in Toscana, Emilia, Piemonte, sempre in strutture pubbliche. Ovunque la sua elevata professionalità è stata apprezzata. Immagino, pertanto, che abbia dovuto fare un grande sforzo per rendere pubblico il suo caso personale, essendomi nota la sua ostilità verso ogni forma di demagogia. Però le sue parole sono pietre. Non costituiscono, ovviamente, un atto d'accusa generico verso la sanità pubblica. Anzi. Ritiene che gli operatori sanitari " costretti ad un lavoro massacrante e, nel caos organizzativo, si contendono, su fronti diversi, la palma del rischio". Riconosco l'importanza della sanità privata in Lombardia, ma la stessa deve svolgere un ruolo di integrazione e non già di costosa, quindi non accessibile a tutti, sostituzione di quella pubblica. Dove code per visite, esami e ricoveri hanno da tempo superato il livello di guardia. La nota dell'Asst Sette Laghi ai rilievi di Macchi non mi ha convinto. Ho un dubbio che coinvolge tutta la  nostra regione, non solo Varese, naturalmente. Non è che i benefit che erogate ai top manager della sanità pubblica dipendono dalla loro capacità di tagliare i costi? Di tagliare sul personale e, di conseguenza, incidere negativamente sulle prestazioni per i cittadini?

Claudio Macchi auspica che in Lombardia ci possa essere una riflessione seria per potenziare il ruolo dei Pronto Soccorso della nostra regione.

Caro Attilio, pur sapendo che state cercando delle soluzioni, ti inviterei a fare due chiacchiere con lui. E' una persona di 76 anni. Ho sempre pensato, tuttavia, che il rinnovamento non dipenda dalla goffa esibizione della carta d'identità, ma dalle idee.

E le idee di Claudio Macchi su come migliorare il sistema sanitario lombardo, nell'interesse di tutti i cittadini, pur avendo posizioni politiche diverse dalle tue, sono convinto che ti sarebbero di grande aiuto.

Daniele Marantelli

 

 

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