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Centrosinistra: le tesi di pastafrolla

Dal 1995 il centrosinistra ha candidato a Presidente della Regione Lombardia, in successione, Masi, Martinazzoli, Sarfatti, Penati, Ambrosoli, Gori, Majorino. Persone dai diversi profili politici e culturali. Alcune di grande livello. Hanno perso tutte.

Nel 2023, allo svariato campo progressista e democratico lombardo, non viene il dubbio che per spiegare le ripetute sconfitte occorre cercarne le cause non nelle caratteristiche del candidato, ma altrove? Frotte di esponenti di centrosinistra, alla vigilia delle elezioni hanno ripetuto come un disco rotto: vinciamo nei Comuni, quindi la Regione è contendibile. Siccome da quasi 30 anni si vince spesso alle amministrative e si perdono sistematicamente le regionali, qualcuno non è sfiorato dal dubbio che quella tesi è fatta di pastafrolla?

Per questa ragione da anni pongo il seguente quesito: PERCHE’ il centrosinistra ottiene brillanti risultati alle elezioni comunali e perde regolarmente alle regionali? Nelle recenti elezioni comunali grande è la soddisfazione per la vittoria di Brescia. Ma nel 2018 il centrosinistra non amministrava già Brescia, Milano e la grande maggioranza dei capoluoghi lombardi, quando Giorgio Gori fu sconfitto nettamente da Attilio Fontana?

 Se non ci poniamo nemmeno questa cruciale domanda, quando mai troveremo la risposta?

I prossimi congressi provinciali e regionale del Pd se non si sforzano di trovare risposte convincenti a cosa servono?

Personalmente, ho, insieme a tanti dubbi, qualche certezza. In Lombardia, da sempre, esiste la cultura del lavoro fatto bene. “Un laurà, se l’è mia fai ben, l’è mia un laurà”, si dice con una popolare espressione dialettale.

La cultura del lavoro, dell’iniziativa individuale, del risparmio, della piccola proprietà, della solidarietà e dell’autonomia, è il perimetro esagonale che riassume le radici popolari lombarde. O si sanno interpretare e rappresentare o si resta minoranza culturale. Quindi politica.

La Lombardia è uno dei 4 motori d’Europa che, semplificando, si divide in tre aree: metropolitana, pedemontana, padana. Con i suoi 10 milioni di abitanti è, sostanzialmente, uno Stato. La Svezia, per esempio, ha circa lo stesso numero di abitanti.

Attività produttive, servizi, turismo, agricoltura, ricerca, sanità, sport, turismo, si trovano spesso ad alti livelli di eccellenza nelle tre aree. Ora però il Mondo sta cambiando e cambierà rapidamente, creando forti scossoni in Europa e anche nella nostra regione, non solo per le conseguenze della guerra scatenata dalla Federazione Russa in Ucraina. Pensiamo all’inflazione a due cifre. Sta colpendo stipendi, pensioni, risparmi e, con l’aumento del costo del denaro, le attività economiche. Chi e come se ne occupa? Pensiamo alla recente crisi  delle banche USA, superiore per numeri a quella di Lehman Brothers del 2008, e ai potenziali effetti esplosivi per noi. Chi e dove se ne sta discutendo?

Si dice che il mondo del lavoro è cambiato. E’ vero. Ma si ha consapevolezza che i metalmeccanici, in Lombardia, sono circa 400.00?

Conoscere la realtà, valorizzarne le sue importanti caratteristiche, è un compito necessario se si vuole preparare un futuro di pace e benessere per le nuove generazioni. Dobbiamo combattere la povertà e le disuguaglianze, non il benessere. Esempio. La pianura padana è definita la camera a gas d’Europa. E’ tempo di affrontare con coraggio questo problema, con un progetto di cambiamento che riguardi il sistema produttivo, quello dei trasporti, del riscaldamento e degli allevamenti.

Un grande lombardo, Carlo Cattaneo, già nell’Ottocento diceva che il progresso raggiunto dalle nostre comunità era frutto “delle nostre mani”. Aveva ragione.

Bisogna affrontare le sfide con passione e coraggio. Certo che se nelle ultime due competizioni regionali i segretari regionali del Pd rinunciano a guidare la sfida, preferendo candidarsi a Roma, dimostrano, loro per primi, di non credere nelle possibilità di vincere.

La nuova Segretaria del Pd, Elly Schlein, che ho sostenuto per dare un senso concreto ai valori della sinistra, va aiutata a non confondere Lombardia e Veneto con un generico Nord. Posto che l’Emilia Romagna, a cui va tutta la solidarietà per la tragedia di questi giorni, fa storia a sé, in Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Trentino e Friuli, il centrosinistra ha vinto più volte alle regionali. In Lombardia e Veneto, mai.

Romano Prodi quando vince, meritatamente, in Italia, sia nel 1996 che nel 2006, perde in Lombardia e Veneto. E contro queste due regioni non si governa l’Italia.

Ci sono 5 anni per preparare le future sfide regionali e politiche. Non bisogna, tuttavia, indirizzare il treno su un binario morto.

Per raccogliere le energie che si sono manifestate nelle recenti primarie ed estenderle con un processo costituente convinto, occorre evitare la riproposizione di inesistenti “modelli e laboratori”, una pratica che incoraggia disinvolti trasformismi.  Patologia presente, per altro, un po' in tutti i partiti.

Servono, invece, coraggio, fantasia, altruismo, realismo,  per mettere a disposizione delle nostre comunità una grande forza popolare, federale, progressista che, insieme ad altre organizzazioni politiche, sociali e civiche, prepari, finalmente, una stagione di cambiamento. Premiare il merito, insomma. Il realismo consiglia, per esempio, di guardare in faccia alla realtà. Nelle recenti amministrative l’ex terzo polo è uscito con le ossa rotte e il M5S, nel Nord, è poco più di una comparsa. Per contro, il Pd, nel Sud, conferma le sue difficoltà. Tutto ciò, paradossalmente, accresce le responsabilità del Pd, rimasta l’unica forza di opposizione radicata in tutto il Paese. Tra queste, il dossier lombardo/veneto riveste sicuramente una delle principali priorità.

Daniele Marantelli

da La Prealpina, 20 maggio 2023

 

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