Anche ai politici importanti capita di pestare una cacca. È quanto accaduto a Beppe Grillo, quando ha proposto nei giorni scorsi di togliere il voto agli anziani, perché non si interesserebbero più della politica e del futuro dei giovani.
Preso da blog e stressanti cene con politici impegnati a coltivare le loro ambizioni individuali, anche grazie a voli di Stato e auto blu, probabilmente ha perso di vista la realtà. Siccome Grillo mi sta istintivamente simpatico, penso che l'over '70 genovese possa essere utile al futuro del Paese, credo nella funzione pedagogica della politica, auspico che Pd e M5stelle sappiano superare reciproche diffidenze nel contrastare le ingiustizie, gli dimostrerò che la realtà è esattamente opposta a quella da lui evocata.
A nessuno più che agli anziani, e in particolare ai nonni, sta a cuore il futuro dei bimbi.
Ho due nipotini di due e sei anni. Il primo frequenta l'asilo nido, la seconda la prima elementare. Il 2 ottobre, alla festa dei nonni organizzata all'asilo da bravissime educatrici, ho incontrato diverse persone che conoscevo. Tra gli altri un ex operaio dell'Enel con sua moglie. Una vita di lavoro condotta con onestà e capacità, oggi spesa anche per accompagnare la sua dolcissima nipotina dai ricci capelli scuri.
Ho rivisto un mio compagno di scuola delle medie impegnato ad aiutare la sua bella nipotina a preparare i dolcetti con gli ingredienti, pasta sfoglia e nutella, predisposti dalle pazienti maestre.
Dubito che il mio compagno della media Dante Alighieri, un artista meno pagato di Grillo, ma bravissimo pittore, sia privo di passione civile e indifferente a ciò che la vita riserverà alla sua piccola.
Alla scuola elementare ho incontrato, tra gli altri, tre nonni che conosco bene.
Un ex poliziotto che per anni ha fatto onore alla divisa nel difendere la sicurezza dei cittadini e un ex preside di una scuola superiore appassionato del suo lavoro, attento ai problemi dei suoi studenti e delle loro famiglie. Un innovatore nel suo campo. Due figli del Sud, due lavori diversi, due esempi di professionalità che hanno contribuito al progresso della nostra comunità. Varesino come me, invece, il terzo nonno. Che emozione incontrarlo davanti ai cancelli della scuola. Che fai qui? Aspetto la mia nipotina. Che classe fa? La prima elementare. Ma allora è in classe con la mia. Ha 80 anni portati benissimo. È stato medico-accompagnatore quando giocavo nelle formazioni giovanili del Varese calcio dei tempi d'oro. Di Niels Liedholm, Armando Picchi, Pietro Anastasi, Peo Maroso, Ricki Sogliano e di tanti altri. Il destino ha voluto che le nostre nipotine fossero in classe insieme. Lui ha operato nella sanità privata con serietà e successo.
Tre persone con idee politiche diverse, però attente, eccome, alle confuse vicende della politica italiana. Assolutamente determinate, tutte, a coccolare, aiutare, educare i loro tre gioiellini.
Questi 5 nonni, scelti a caso,costituiscono un patrimonio prezioso per la società italiana di oggi e di domani. Un pezzo di welfare che gli esperti stimano in 23 miliardi all'anno. Un'enormità. Ma questo è solo il valore quantitativo. Ben più grande è quello affettivo ed educativo,
Lino Banfi, il nonno più famoso d'Italia, ha proposto di fare il partito dei nonni. È una sciocchezza. Non ha alcuna base politica, sociale e culturale. Ha, tuttavia, il merito di far riflettere. È naturale che non saranno gli anziani i protagonisti del futuro. Serve una classe dirigente nuova e idee nuove. Rispetto le idee diverse e le manifestazioni popolari. Ma a Roma sabato scorso Salvini si è limitato a togliere dalla naftalina le parole d'ordine di Reagan di 30 anni fa:"Meno tasse, più sicurezza".Ben poca cosa di fronte ai cambiamenti radicali del mondo.
So bene che anche tra gli anziani emergono punte di egoismo dettate dal timore del tempo che trascorre implacabilmente. Vale anche per politici, industriali, giornalisti, docenti universitari. Sono certo, tuttavia, che in Italia si tratta di una minoranza.
Quando al mattino presto, insieme a mia moglie, siamo a casa dei nostri due piccoli, perché i loro genitori vanno a lavorare, ho già letto tutti i giornali nazionali. Perché mi sveglio all'alba. Perché ho una certa dimestichezza nel selezionare gli articoli di economia, giustizia, ambiente, cultura, politica interna e internazionale. Mi riesce piuttosto facile distinguere i pezzi di valore dalle banalità. Leggo molto presto anche l'inseparabile "La Prealpina". Sono, insomma, come si dice, sul pezzo. Per passione, non per dovere d'ufficio. Nelle istituzioni, locali, regionali, nazionali, ho sempre coltivato una dimensione popolare della politica. In forza di solidi legami con tante persone semplici oltre che con le élite, sono convinto che oggi le priorità siano crescita, lavoro vero, ambiente, non la confisca del voto. Piuttosto Grillo rifletta sulla sfiducia dei cittadini verso le istituzioni, quando il 40/50% di loro non va a votare e su cosa sono diventate le assemblee elettive: spesso gusci vuoti alla mercé delle lobbies più svariate. Potrei fornirgli qualche spunto su politiche industriali, infrastrutture, autonomia differenziata o dargli persino qualche idea sulla politica economica e su quella della difesa. È aumentata l'occupazione e la crescita sta a zero. Come mai? Se lo chiedono in tanti. Inspiegabile, dicono. Spiegabilissimo, invece. Se ti chiamano a fare 15 ore di lavoro settimanali in un supermercato hai occupazione, ma non crei valore aggiunto. Il valore pro-capite di un addetto all'aerospazio è di circa 100.000 euro. L'Italia deve investire in questi campi se vuole trovare risorse per scuole, sanità, trasporti, pensioni, infrastrutture moderne.
È solo un esempio per dimostrare che si possono trasmettere idee anche a giovani politici di potere cresciuti così in fretta da non distinguere una curva isofonica da un cono di volo. Naturalmente vale la pena incoraggiare e far crescere nuove leve dotate di passione, ideali, umiltà, moralità. Non mi emozionano i professionisti, giovani o stagionati, del trasformismo. Mi emoziono di più davanti ad un disegno della mia nipotina che ad un talk show dei soliti noti. Vuoi mettere a confronto un finto duello televisivo di due politici con gli occhi sgranati di un bimbo di due anni a cui insegni come le talpe costruiscono le loro tane e che con le manine sposta il mucchietto di terra sul prato? Noia contro gioia purissima. Non c'è nulla di antipolitico in queste riflessioni. Anzi, senza la buona politica le istituzioni saranno più fragili e la lotta per la libertà e contro le disuguaglianze più difficile. Altro che limitare l'esercizio del voto. Serve, se mai, più partecipazione e un Governo che cambi il Paese. Il Pd sostiene l'attuale Governo per questo, solo per questo. Si, questa volta Grillo ha detto proprio una stupidaggine. Mi permetto di criticare la sua posizione, perché so che può dare di più. Gli allenatori sono particolarmente esigenti con i ragazzini promettenti. Con gli altri non si dannano l'anima. Vedere persone che volevano cambiare il mondo all'insegna della rottamazione stare dalla parte dei più forti e privilegiati mette solo tristezza. Anche se ammantata da tifo da stadio, effetti speciali, musica moderna, sostenere alla Leopolda che andare in pensione dopo 40 anni è un privilegio, significa non avere la più pallida idea di cosa sia il mondo del lavoro. Almeno nel Nord. Così come Beppe Grillo non ha la più pallida idea di come sia e cosa faccia la stragrande maggioranza degli anziani italiani. Spero che cambi idea.
A nessuno più che ai nonni sta a cuore il futuro dei bambini.
Daniele Marantelli