Caro Paolo, impegni famigliari assunti precedentemente, sono al mare con i nipotini, mi impediscono di partecipare all'assemblea nazionale. Vorrei però farti avere alcuni appunti su tre temi che, probabilmente, non avranno particolare spazio nel dibattito di sabato: modello Milano, quota 100 e correnti Pd. Volando basso.
MODELLO MILANO. Ti risparmierò le mie valutazioni sul Nord che conosci da anni. Mi limito alla Lombardia, perché in molti sottolineano che il "modello Milano" è la chiave per costruire un'alternativa credibile nel Paese. È una tesi fragile. Milano sta all'Italia come New York agli USA. Sono un sincero estimatore delle amministrazioni di centrosinistra, prima di Pisapia, ora di Sala. La guida di Milano ha impedito le vittorie alla regione di Maroni nel 2013 e di Fontana nel 2018? Quest'ultima, particolarmente bruciante per noi, ha visto il Presidente leghista distaccare Giorgio Gori di venti punti. Di più. Oltre a Milano amministriamo, per stare nell'area Pedemontana, i capoluoghi di Brescia, Bergamo, Lecco e Varese. Questo non ci ha salvato dalla pesante batosta. Perché? La risposta non è semplice, ma se non ci poniamo nemmeno la domanda la risposta non la troveremo mai. I dati. Alle ultime europee nella città metropolitana la Lega ci distacca di soli 5 punti. 34,12% a 29,06%. Nel Comune vinciamo addirittura nettamente noi. 35,97% a 27,39%. Ma nelle province pedemontane è notte fonda nonostante due ottimi candidati espressione del modello Milano, Pisapia e Majorino. A Lecco il distacco è di 23 punti, a Varese di 26, a Brescia di 29, a Como quasi di 30. Nella stessa Bergamo, mentre vinciamo brillantemente le elezioni amministrative nel capoluogo, in Provincia il distacco tra Lega e Pd è di oltre 31 punti, 51,11% a 19,83%, come sanno gli importanti dirigenti nazionali del nostro Partito della città orobica. Se non si cambiano i rapporti di forza reali in Lombardia, non ci sarà alternativa convincente e duratura nel Paese.
Milano può competere con le grandi metropoli se ha la regione, 10 milioni di abitanti, con sé. L'area urbana di Parigi, per capirci, ha circa 12 milioni di abitanti. Del resto il successo meritato di Milano/Cortina alle Olimpiadi invernali 2026 è dovuto anche al fatto di poter contare sulla discesa libera di Bormio. Senza la Valtellina la regina delle discipline invernali potevi organizzarla alla montagnetta di San Siro?
Ecco un primo campo di lavoro necessario per non ricadere in scorciatoie illusorie. Cultura del fare bene le cose, dell'Innovazione, dell'iniziativa individuale, del risparmio, della piccola proprietà, sussidiarietà e autonomia, infrastrutture materiali e immateriali moderne, fiscalità chiara negli scopi e non punitiva negli strumenti: questa è la nostra cruna dell'ago.
QUOTA 100. Il nostro Paese vive, da anni, con bassi salari, bassa crescita, bassa tecnologia, bassa produttività. La politica industriale, in settori strategici, non esiste. Ma, appunto, volo basso e mi soffermo solo su quota 100. So che è una lama puntata sulla schiena dei giovani. A nessuno più di me sta a cuore il loro futuro. Ma quando diciamo che quota 100 è una "misura assistenziale" ci precludiamo la possibilità di interloquire con tanti operai e impiegati sia del settore pubblico che privato. Come si può dare dell'assistito a uno che ha lavorato 40 anni e più? Spesso sostegno indispensabile per figli e nipoti. Fidati di uno che ha timbrato il cartellino per oltre 20 anni. Chiunque parli non con un minatore, ma con un addetto allo sportello di una banca, delle Poste, dell'Inps, ne comprende gli stati d'animo. Se al CAF dicono al lavoratore che ha diritto alla pensione che percepirà invece di 1.500 euro, 1.200 euro, questi può decidere di non utilizzare quota 100. E infatti il 30% non l'ha utilizzata. Ma intanto al CAF ci va. E ha la sensazione che l'unico partito che si occupa di lui è la Lega. Per comprendere le ragioni profonde del malessere operaio dobbiamo cambiare in profondità la nostra cultura politica, superando goffe subalternità. Sfruttamento non è un termine obsoleto e flessibilità è un fenomeno da declinare in tutti i suoi aspetti. È odiosa incertezza, soprattutto per i giovani. È anche, tuttavia, contrattazione diretta tra lavoratore e piccolo imprenditore di stipendio, straordinari, lavoro al sabato, di prestito per l'acquisto della casa persino. Essendo il lavoro, da solo, non più strumento di redistribuzione del potere, questa dimensione ha assunto un'importanza crescente nella vita reale di migliaia di famiglie. Tutelare e aumentare gli stipendi dei lavoratori non contraddice l'esigenza di assumere il valore del lavoro di artigiani e piccoli imprenditori come patrimonio inestimabile del nostro Paese e, quindi, del nostro Partito.
CORRENTI PD. Non ho mai fatto parte della direzione nazionale del Pd ne' sono mai stato funzionario di professione, tuttavia, sei anni di segretario di sezione, sei cittadino, sette provinciale, per un breve periodo, segretario Veltroni, responsabile nazionale del tesseramento, tesoriere del gruppo alla Camera, mi consentono una certa conoscenza del Partito. Ho solide convinzioni in materia. Le stesse che durante un incontro nel maggio 2007 nella sede dei Giubbonari a Roma sul federalismo con l'indimenticabile Alfredo Reichlin e Roberto Maroni, mi spinsero a sostenere che non avevo alcuna stima per quei miei compagni di partito che erano dalemiani, veltroniani e fassiniani, a secondo di chi fosse il segretario nazionale. La pensavo così nei D.S. La penso così nel Pd. Non occorre temere il pluralismo e il confronto anche aspro, quando questi sono ancorati alla realtà e finalizzati al cambiamento della società. Nella D.C., prima della sua decadenza, le correnti avevano radici nella società. Difficile ignorare, per esempio, i legami di Donat-Cattin con la CISL o quelli di Marcora con la Coldiretti. Ma le correnti del Pd che hanno segnato la sua storia dodicenne dicono altro. Veltroniani, lettiani, bindiani e le loro innumerevoli variabili successive dalla nascita hanno scandito e condizionato, fin d'ora, la vita del maggior partito di centrosinistra. Con "cambiamenti" da camaleonti dentro uno schema correntizio noiosamente immutabile. Attraverso fulminei, spesso fantozziani, conformismi. Il virus "cosa farò io" può essere sconfitto solo dalla medicina di "chi ci crede". Puoi inventare mille diavolerie, annunciare enfatiche rivoluzioni nei circoli e nel web, ma questo è il cuore del problema.
Il cemento di valori comuni, libertà, uguaglianza, pace, solidarietà, merito, deve valere da Nord a Sud. Non demonizzo il pluralismo, anzi. Ma solo un partito organizzato su basi federali è l'alternativa al correntismo. Fatto raramente da sintonie programmatiche reali, molto spesso da legami amicali o generazionali, comitati elettorali, opacità, che negano in radice il valore della comunità. E le persone, come si è visto, se ne accorgono.
Anche per questo, dopo il surreale surplace di un anno, ho dato una mano al congresso a Zingaretti. Naturalmente le motivazioni principali stavano e stanno nei pilastri della sua linea. Fine dell'autosufficienza e lotta senza quartiere alle disuguaglianze. Nonostante il legittimo e generoso contrasto alla sua candidatura a segretario da parte dei nostri unici due parlamentari, Zingaretti, nella mia città, alle primarie, supera il 70%. Dal mio osservatorio da marciapiede vedo il rischio che corriamo nel parlare solo o soprattutto di noi stessi, mentre lo scenario politico cambia rapidamente. Anzi, è già cambiato. Pensi, caro Paolo, per stare ad oggi, che nella società italiana, esistono gli zingarettiani, i martiniani, i giachettiani ?
L'unità d'azione del Pd è un valore enorme. L'Unità che rinunci alla conoscenza di temi complessi, al legame con il mondo dei lavori e dei ceti popolari, all'iniziativa politica e alla combattività quotidiana, è un puro espediente retorico.
Salvini è di Milano. La Casaleggio Associati è di Milano.
Quando nella più popolosa regione d'Italia, ricca di patrimonio produttivo, ambientale, di ricerca, welfare e volontariato, che non teme confronti in Europa, alle europee la Lega ottiene il 43,38 e il Pd il 23,08 non possiamo permetterci il tran tran. Su questo tema il settantacinquenne Massimo Cacciari è la personalità della sinistra che ha detto, con brutale chiarezza, le cose più innovative.
Partito federale. In realtà è previsto nell'art. 1 dell'attuale statuto. Mai attuato. Ti farò un esempio. La Sea gestisce gli aeroporti milanesi e nel 2018 ha fatto 136,1 milioni di utili. In gran parte finiti al Comune di Milano. Decisione ineccepibile. Il partito insiste giustamente per accentuare l'iniziativa sui temi ambientali. Ecco, sarebbe sensato che parte di quegli utili fosse destinata a migliorare le condizioni ambientali del sedime aeroportuale di Malpensa. È una richiesta assistenziale/clientelare? Macché, questo è ciò che succede in molti aeroporti nel mondo.
Certo che se il Pd di quelle aree non assume un'iniziativa forte, difficilmente sarà in grado di porre su un terreno virtuoso l'inevitabile competizione fra territori. Anche per questo ho proposto al Pd della mia provincia di organizzare una conferenza programmatica. L'idea è stata accolta. Speriamo si faccia un buon lavoro.
Il partito federale presuppone un gruppo dirigente nazionale autorevole e rispettato perché al vertice di una piramide che ha una base radicata e rappresentativa in tutto il territorio. Una base popolare, creativa, combattiva.
Ciò permetterebbe, peraltro, di affrontare, bandendo ogni ipocrisia, il tema centrale dei costi trasparenti della politica e della democrazia. Di porre su basi corrette la formazione e la selezione di coloro che rappresentano la nostra comunità, contrastando il perenne, insopportabile, STATO di PROVVISORIETÀ del Partito Democratico.
Ti potranno sembrare appunti eccentrici. Anche nel dicembre 2008 quando mi chiesero di incontrare gli studenti di comunicazione della Bocconi con un esponente leghista, suscitando qualche sorpresa, dissi che il miglior comunicatore del Carroccio era Matteo Salvini. Andammo insieme all'università milanese. Anche allora apparve una scelta eccentrica, ma, in tutta franchezza, forse non mi ero sbagliato. Nel maggio 2018, per stare alla cronaca, avevo scritto un pezzo che Italianieuropei mi aveva chiesto sulla Lega nel quale, tra l'altro, dicevo di Salvini: "I suoi viaggi nella Mosca di Putin non credo siano stati organizzati, nei mesi scorsi, per fare del turismo, o per acquistare vodka e matriosche". Buona assemblea, caro Paolo.
Un abbraccio
Daniele Marantelli
Assemblea Nazionale P.D.