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Intervento in aula dell'on. Marantelli, a nome del gruppo PD, sul bilancio della Camera dei deputati

Signora Presidente, colleghe e colleghi, il bilancio interno della Camera dei deputati non è uno strumento neutro di gestione di una macchina complessa.

Il bilancio della Camera è diventato da tanti anni, per l'opinione pubblica, uno dei campi di prova per misurare se esiste e continua uno sforzo per introdurre progressivamente nelle principali istituzioni del Paese sobrietà e rigore. Attraverso il bilancio della Camera, infatti, si danno segnali sostanziali, non solo simbolici e di immagine, tanto più in un momento di difficoltà economica come ancora il Paese sta attraversando. Sappiamo quanto la capacità di affrontare la riduzione dei costi, la sobrietà e l'eliminazione di privilegi ingiustificati possa essere di aiuto ad una ripresa del valore, del prestigio e dell'autorevolezza delle istituzioni democratiche, in particolare, per quanto ci riguarda, della democrazia parlamentare, della democrazia della rappresentanza, oggi sottoposta – per la verità non solo in Italia – a rilevanti difficoltà e travagli.

Naturalmente non sono solo i costi che interessano i nostri cittadini, ma interessa anche l'efficienza della vita delle istituzioni, lo snellimento delle procedure, un nuovo ridisegno delle reciproche funzioni tra potere esecutivo e potere legislativo che ci consegni più efficienza e tempestività nel governare, ma anche più forza di indirizzo e più capacità di controllo nelle Assemblee parlamentari. Ogni riduzione e abolizione di spesa deve conseguire due obiettivi: da un lato non deve indebolire la qualità dei servizi che supportano il funzionamento della democrazia parlamentare, dall'altro, se possibile, deve riuscire ad accrescere il rispetto e la salvaguardia delle funzioni del Parlamento e dei parlamentari, senza indulgere in una facile ma pericolosa deriva antiparlamentare che talvolta vedo affacciarsi nell'opinione pubblica e nei nostri dibattiti. Chiunque di noi indulgesse a comportamenti antiparlamentari verrebbe meno al dovere di portare rispetto prima di tutto a se stesso e alla funzione che è stato chiamato a ricoprire. Siamo consapevoli che la globalizzazione ha permesso ad oltre un miliardo di persone dei Paesi emergenti di sconfiggere la fame, ma ha anche determinato trasformazioni nel mondo quali non si vedevano dai tempi delle scoperte geografiche; trasformazioni che hanno affermato nuovi poteri in grado di scavalcare Stati e continenti spesso al di fuori di ogni controllo democratico: la finanza, le reti informatiche, il terrorismo internazionale. Siamo seduti su un vulcano in piena attività, può accadere che persino in un Paese della NATO, la Turchia, si possa organizzare un golpe contro il Governo: una vicenda dai contorni torbidi, ma che su un punto pare, almeno a me, istruttiva per la nostra discussione di oggi. Mi riferisco al valore simbolico per i cittadini quando vedono l'Esercito bombardare il Parlamento. Non solo per questo, ma anche per questo, invece di chiudersi in casa, assaltano a mani nude i carri armati. I due documenti in esame rappresentano uno snodo cruciale di una progressiva politica di rigore e di riorganizzazione dell'attività e della vita di questa istituzione iniziata più di dieci anni fa. Con questo mio intervento non vorrei troppo appesantire l'analisi particolare di ogni singola decisione innovativa contenuta nel bilancio di quest'anno e nelle proposte del triennio, né richiamare ogni singolo passaggio importante, che pure è stato richiamato in maniera essenziale da Dambruoso nella sua relazione. La relazione dei questori ha posto in evidenza i tratti salienti che caratterizzano l'ultimo bilancio della Camera dei deputati di questa XVII legislatura.

I dati che il questore Dambruoso, dicevo, ha richiamato alla nostra attenzione dimostrano che siamo in presenza di un'opera di attento monitoraggio dei flussi di spesa: in particolare la riduzione dei costi ed il tendenziale equilibrio tra dotazione e spesa, e la corrispondente riduzione dell'impiego dell'avanzo di amministrazione, ci fanno capire che siamo in presenza di un'attenta opera da parte degli organismi competenti nella gestione delle risorse. Tuttavia, voglio ricordare anch'io alcuni aspetti. Nell'anno 2016 la Camera restituirà al bilancio dello Stato 47 milioni di euro; complessivamente, nel corso della XVII legislatura per il funzionamento della Camera il bilancio dello Stato ha risparmiato 270 milioni di euro. La spesa della Camera dei deputati diminuisce per il quinto anno consecutivo, proprio mentre nello stesso periodo – va detto – la spesa per le amministrazioni centrali dello Stato è aumentata dell'11 per cento circa. Al netto della spesa previdenziale e della restituzione al bilancio dello Stato, nel 2016 la spesa per il funzionamento della Camera dei deputati sarà pari a 562,5 milioni di euro, inferiore di circa 9 milioni di euro rispetto al 2015.

Il confronto di questo dato con quello relativo ai Parlamenti dei principali Paesi europei al netto della spesa previdenziale, ove presente, e ponendo a raffronto aggregati di spesa omogenei, evidenzia come la spesa per il funzionamento della Camera sia inferiore alla spesa del Bundestag tedesco o della House of Commons inglese. La spesa per le indennità parlamentari ed i rimborsi è stata sostanzialmente tagliata, e l'effetto netto è stato quantificato in circa 50 milioni di euro annui. La spesa per le retribuzioni del personale dipendente si riduce dai 196,3 milioni di euro del 2015 ai 175,6 milioni di euro del 2016, meno 10,5 per cento; per scendere ulteriormente nel 2017 a 161,9 milioni di euro, meno 7,8 per cento: una riduzione complessiva rispetto alla legislatura precedente che equivale a circa il 30 per cento, mantenendo sostanzialmente intatta la qualità dei servizi. La spesa per beni e servizi ha subito una riduzione di oltre 64 milioni di euro. Insomma, l'azione di contenimento e di revisione della spesa continua ad impegnare il Collegio dei questori e l'Ufficio di Presidenza, con il prezioso supporto dell'amministrazione, in modo straordinariamente intenso, attraverso operazioni di riorganizzazione molto complesse sul piano tecnico, giuridico ed operativo, riferite sostanzialmente a tutti i settori di spesa.

Un'ulteriore testimonianza è data dall'attuazione dei numerosi ordini del giorno approvati o accolti in occasione dell'esame in Assemblea del bilancio di previsione 2015. Un'osservazione a tal riguardo mi sia però consentita: dispiace constatare che di questo lavoro si trovi sempre meno traccia nei principali organi di informazione, e dispiace constatare che alcuni temi, nonostante il progressivo lavoro di riduzione dei costi, vengano ogni anno riproposti come se niente fosse stato fatto. Un esempio per tutti: la comparazione tra i costi del Parlamento italiano e quelli dei principali Paesi europei. Come è stato ampiamente dimostrato negli anni precedenti, grazie anche a dei dossier curati dalla Camera dei deputati, il costo mensile complessivo per ciascun deputato italiano è inferiore al costo di ciascun parlamentare francese, tedesco e inglese; come sono inferiori i costi del nostro Parlamento relativi ai servizi legati all'attività legislativa, all'esercizio delle funzioni e delle prerogative parlamentari rispetto ai costi dei principali Paesi europei. Eppure, ogni anno non mancano interventi – sono certo che accadrà anche quest'anno in quest'Aula – che parlano e che raccontano un'altra storia.

Aggiungo una riflessione sui vitalizi: anche quest'anno ho visto, sono stati presentati degli ordini del giorno che ne propongono l'abolizione. Ricordo che il vitalizio è stato riformato in più riprese: dal 2001 agendo la riforma Violante, che venne effettuata nella XIII legislatura, è stato portato a 65 anni, con un minimo di cinque anni, e con una successiva riforma è stato impedito il riscatto dei contributi degli anni mancanti.

Presso la Commissione affari costituzionali sono in discussione diverse proposte di legge riguardanti il tema dei vitalizi e del trattamento pensionistico dei parlamentari e dei consiglieri regionali.

Personalmente ho fatto per dieci anni il consigliere comunale, per dieci il consigliere regionale e per dieci il deputato. Una riflessione su che cosa siano diventate le assemblee elettive, a partire dei consigli comunali ad oltre vent'anni dall'elezione diretta dei sindaci, forse sarebbe necessaria. Ho svolto queste funzioni senza mai essere stato, nemmeno per un giorno, dipendente di partito, e senza per fortuna incorrere in disavventure giudiziarie; nel frattempo il grado di sfiducia dei cittadini nei confronti di istituzioni e partiti è però pericolosamente cresciuto. Nelle ultime elezioni amministrative, al Nord come al Sud, un cittadino su due non ha votato per scegliere il proprio sindaco: privilegi, scandali e corruzione hanno sicuramente contribuito ad accrescere tale sfiducia. Per quanto ci compete, bene facciamo a promuovere una linea di sobrietà e trasparenza: da questa legislatura, e per la prima volta, i gruppi sono soggetti al controllo di una società di revisione esterna, un elemento di garanzia e di tutela per il lavoro di tutti, di cui bisogna ringraziare in maniera particolare proprio la Presidente della Camera Laura Boldrini. Come tesoriere del gruppo, mi sento di richiamare con particolare forza l'importanza di questa decisione: esiste una differenza di fondo tra efficienza ed efficacia, perdita di tempo, regolamenti; indiscutibilmente su questo si può fare ancora molto. Resto insomma persuaso che, al di là dei costi della politica, la stessa per acquisire autorevolezza deve saper rispondere alle domande che assillano gli italiani, a partire da quella più importante, il lavoro. Per questo – è però un'opinione strettamente personale, questa – dovremmo affrontare la madre di tutte le battaglie che da vent'anni non riusciamo a vincere: la crescita e la modernizzazione del Paese. La paura di non farcela, che assilla milioni di italiani giovani e pensionati, famiglie ed imprese, deve indurci a declinare questo timore in una lotta aperta alle disuguaglianze presenti nella nostra società.

Orgogliosi di quanto la Camera ha fatto in questo campo, sappiamo bene che c’è ancora molto da fare. Siamo consapevoli che il Parlamento opera ancora in un assetto bicamerale: la riforma della Costituzione, che sarà sottoposta a referendum nel prossimo autunno, se confermata, come mi auguro, dal voto popolare, porrà fine innanzi tutto alla lunga transizione italiana, e avrà ricadute importanti anche sui costi della politica. Nel frattempo sono necessarie ed importanti tutte le modalità di confronto, di costruzione di sinergie con il Senato, che sono state intraprese in questo ultimo anno: collaborazione e cooperazione tra Camera e Senato che possono far compiere grandi passi avanti a tutto il Parlamento sulla strada dell'efficienza, della qualità della democrazia e della riduzione effettiva e non simbolica dei costi alla politica.

Signora Presidente, abbiamo il dovere di continuare nell'opera di riforma e di rinnovamento, anche di quello che è il nostro bilancio interno e dell'utilizzo adeguato delle risorse di cui dispone questa alta istituzione. Dobbiamo svolgere un lavoro serio e capillare per ricondurre la politica e le istituzioni su un terreno di prossimità con i cittadini, con i loro problemi e con le loro istanze. Senza voler fare un bilancio puntiglioso dell'attività legislativa dell'ultimo anno, trovo doveroso segnalare l'imponente lavoro svolto ed i risultati ottenuti: sono da dieci anni alla Camera, e mai vi è stato un lavoro così intenso come in questi ultimi due anni. Alcune riforme – scuola, Jobs Act, pubblica amministrazione, legge elettorale, riforma della Costituzione – non sono state condivise dall'opposizione: spesso hanno dato luogo ad aspri conflitti, che sono sfociati anche in comportamenti non proprio esemplari in Aula. Lo scontro ed il conflitto sono il sale della democrazia; la violenza, la delegittimazione dell'avversario invece indeboliscono il prestigio delle istituzioni.

Al netto di questo, sono stati approvati provvedimenti spesso largamente condivisi, che invece hanno segnato un passo avanti importante nel campo dei diritti civili, sociali, nella stessa politica estera e di difesa. Unioni civili, legge sul «dopo di noi», contrasto alla povertà, la legge quadro sulle missioni internazionali approvata appena la settimana scorsa: di questi risultati tutto il Parlamento dovrebbe andare orgoglioso. Io concludo, facendo risparmiare 20 minuti al dibattito, e quindi occupando un quarto d'ora, invece dei 35 consentiti al gruppo del PD, ringraziando a nome del mio gruppo, la Presidente della Camera, in modo davvero non formale, i colleghi dell'Ufficio di Presidenza, il Collegio dei Questori, la Segretaria generale e tutti coloro che svolgono un ruolo fondamentale per fare funzionare questa istituzione, per adeguarla con dignità, efficacia ed efficienza, a livello della sua prerogativa, quella dell'attività legislativa di controllo e di indirizzo alla quale è chiamata dalla Costituzione repubblicana.

 

 

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