Quando Matteo Ramelli ha risposto al telefono ieri pomeriggio poco dopo le 18,30, le prime voci sulla liberazione in Siria di sua sorella Greta e dell’amica Vanessa Marzullo circolavano già da circa mezzora, ma non erano ancora confermate.
Dall’altra parte c’era il varesino Daniele Marantelli, deputato Pd e membro della commissione Difesa della Camera. Chiamava da Roma, dall’aula di Montecitorio: «Gli ho detto che il governo aveva appena confermato la liberazione delle due ragazze - racconta Marantelli -. E poi per rassicurarlo ulteriormente ho chiesto al ministro Maria Elena Boschi che aveva appena annunciato la notizia in aula dai banchi del governo, se voleva dirgli qualcosa. E così è stato: hanno parlato per alcuni minuti».
Marantelli e Matteo Ramelli si sono conosciuti dopo i fatti che hanno coinvolto Greta e Vanessa: «E’ un ragazzo - dice il deputato - che mi ha molto colpito per la sua maturità. La sua è una famiglia straordinaria e dai loro racconti ho capito che Greta e Vanessa sono ragazze altrettanto straordinarie, animate da ideali di pace, impegnate a portare con generosità aiuto a popolazioni sofferenti. Non sono in grado di dire se questa loro generosità le abbia rese a tratti anche imprudenti, ma questo non cambierebbe in ogni caso il mio giudizio».
Ora che tutto è finito nel migliore dei modi, Marantelli, pur non tradendo nessun segreto tra quelli che hanno caratterizzato la trattativa per liberare le due cooperanti, qualcosa lo dice sui retroscena: «In questi mesi - racconta - mi sono tenuto in contatto con il ministro degli Esteri, prima Federica Mogherini e ora Paolo Gentiloni. Proprio la Mogherini, a suo tempo, mi aveva detto che si sarebbe trattato di una operazione dai tempi lunghi. Per questo la consegna della Farnesina era quella del più rigoroso silenzio: qualsiasi notizia o commento sulla sorte delle reagazze rischiava di complicare una trattativa condotta dai nostri servizi di intelligence con grandissima professionalità. Posso solo aggiungere che c’è stato almeno un momento, qualche giorno fa, in cui abbiamo temuto qualcosa, un passaggio delicato in cui la tensione si era particolarmente alzata. Ora per fortuna tutto è finito nel migliore dei modi».
Marantelli ci tiene ad aggiungere alla soddisfazione istituzionale per la notizia della liberazione delle due cooperanti anche un sentimento più personale: «Anch’io sono un padre e posso solo immaginare la paura che le famiglie di queste due ragazze hanno vissuto in questi mesi e la grande gioia ora che stanno per riabbracciare le loro figlie.Questa storia è anche un monito per tutti: non possiamo chiuderci nelle nostre certezze».
da La Prealpina, 16 gennaio 2015