L’anno scolastico è iniziato, in Lombardia, sotto il segno del concorso per presidi annullato dal Tar per le buste troppo trasparenti. Sentenza confermata poi dal Consiglio di Stato il 28 agosto, a pochi giorni dall’insediamento dei nuovi dirigenti scolastici, attesissimi dal sistema scolastico regionale. La sentenza ha lasciato la Lombardia con il 40% di istituti scoperti, e gli Uffici Scolastici Territoriali hanno dovuto organizzare in fretta e furia le reggenze. La provincia di Varese è un esempio che rende bene l’idea di ciò che è successo a livello regionale: su 106 istituti, solo 30 hanno un proprio dirigente dedicato. Gli altri 76 si ritrovano con un preside “a metà”, diviso tra incarichi che comprendono scuole anche di diverso ordine e lontane diversi chilometri.
Questo pasticcio, è evidente, è tutto lombardo. Lo dimostra il fatto che, in Emilia Romagna, un ricorso speculare è stato respinto. Ora si tratta di affrontare l’emergenza, e fare gioco di squadra tra Regione e Ufficio Scolastico Regionale perché le cose si stabilizzino. Non è il momento di piagnistei e colpevolizzazioni – come ha tentato di fare nei giorni scorsi Marco Reguzzoni – ma di soluzioni che salvaguardino prima di tutto gli studenti e le scuole. Perché sono proprio i ragazzi i primi a subire i danni di questa situazione, e non è il momento di opporsi a soluzioni come il trasferimento da altre regioni di vincitori di un concorso che resta comunque nazionale.
Lunedì incontrerò i rappresentanti dei vincitori respinti dai tribunali amministrativi, per capire meglio le loro ragioni e valutare le possibili azioni e le richieste da fare al ministro Profumo, perché il Pd ha intenzione di dare il proprio contributo per risolvere la situazione.
È evidente, però, che sono state le dissennate proposte della riforma Gelmini, approvata anche dalla Lega, ad abbassare la qualità della scuola e a portare il sistema lombardo in questa situazione estrema. Le conseguenze, ora, le pagano gli studenti. Del resto, mentre in Italia è stato deciso di operare tagli sulla carne viva, in Germania per uscire dalla crisi sono stati fatti investimenti nella scuola e nella ricerca. Perché è da qui che parte il futuro, ed è dalla ricerca, quindi dall’innovazione, che si può ripartire.
(foto by VaresePress/Genuardi)